L’ora del prosciutto – La meridiana di Portici, un nuovo allestimento nel Museo di Langhirano – La Repubblica

wp header logo 53

Anche i Romani avevano l’orologio. E il Museo del Prosciutto di Parma lo esporrà.
Di cosa si tratta? E perché questo oggetto curioso dovrebbe essere ospitato proprio in uno dei sette Musei del Cibo?
Il nuovo allestimento dedicato al Prosciutto di Portici – spiegano dai Musei del Cibo – svelerà il legame tra le città vesuviane e i nostri territori ed esporrà la meridiana portatile in bronzo che ovviamente ha la forma di un prosciutto.
Quella esposta al Museo è una copia fedele, ricostruita grazie a una stampante 3D, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il professor Christopher Parslow, docente universitario americano che ha sviluppato il modello matematico. 
L’allestimento L’ora del prosciutto – La meridiana di Portici sarà presentato, in occasione del Festival del Prosciutto, sabato 3 settembre, alle 17, interverranno Giordano Bricoli, sindaco di Langhirano, Giancarlo Gonizzi, coordinatore dei Musei del Cibo e Filippo Fontana, archeologo, che illustreranno, da diversi punti di vista, lo straordinario oggetto che va ad arricchire il percorso espositivo del Museo. 
Nel periodo del Festival (2-3-4 e 10-11 settembre) il Museo, come di consueto, farà orario continuato 10-20, l’ingresso sarà a prezzo scontato (3 euro anziché 5), alle 11 e alle 16 chi avrà acquistato il biglietto avrà diritto a partecipare alla visita guidata gratuita. 
Domenica 18, alle 17 si terrà il laboratorio (gratuito) per bambini M come maiale da prenotare con l’App Parma 2020+21.

Durante gli scavi della Villa dei Papiri, fra Ercolano e Portici l’11 giugno 1755 fu infatti rinvenuto questo strano oggetto, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La prima descrizione, nelle Antichità di Ercolano riporta che era “come di bronzo, inciso e ricoperto d’argento”.
Per il suo funzionamento è indispensabile la coda (manco a dirlo, come quella di un maiale), fissa su un lato, che funge da gnomone.
L’orologio si “regola” infatti orientando l’ombra della coda sul punto del quadrante corrispondente al giorno (calcolato contando le linee) e al mese le cui inziali sono riportate nella parte bassa del quadrante.
Alla voce Gnomonique della celebre Enciclopédie di Diderot e D’Alembert, si può ancora leggere la descrizione di una novità di allora: un piccolo oggetto tascabile, usato dagli antichi romani per misurare il tempo, realizzato artisticamente con la forma di un prosciutto.
Nella metà del Settecento, infatti, proprio mentre escono i primi volumi della grande opera della cultura illuministica si aprono, fra Pompei ed Ercolano, gli scavi archeologici che avrebbero riportato alla luce le città distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Padrino illustre delle iniziative di ricerca fu il sovrano Carlo di Borbone che prima di regnare a Napoli fu, per breve tempo, duca di Parma.
Al fratello Filippo di Borbone lasciò il trono emiliano e l’amore per le antichità. Così, mentre emergevano i resti di Pompei, nel Ducato di Parma Filippo promuoveva gli scavi delle città di Luceria (ora presso Canossa) e Veleia (nella piacentina valle del Chero).
Non è questo, però, l’unico tratto d’unione che lega le antiche città vesuviane con i nostri territori. Il proprietario di un oggetto così raffinato quale appare essere il nostro orologio a forma di prosciutto conosceva quasi per certo le opere di Polibio, che poco più di un secolo prima aveva descritto le pernae (i prosciutti) che lasciavano il nostro territorio in grande quantità per arrivare in tutto l’impero e forse l’artigiano che l’ha realizzato, nel I secolo a.C., aveva ben presente queste cosce salate tanto apprezzate.

source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *