Recensione della mostra "Invito a Pompei" a Torino – ALIBI Online

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22 Luglio 2022 Scritto da
Chiuderà il prossimo 29 agosto la mostra “Invito a Pompei”, allestita nella Sala del Senato di Palazzo Madama a Torino. Del microcosmo che fu la città sotto il Vesuvio (vi consiglio la lettura del libro “All’ombra del Vesuvio. Vita di Plinio” di Daisy Dunn, pubblicato da Solferino) l’esposizione indaga la cellula base, diciamo così il mattone costitutivo: la domus.
Lo fa attraverso una selezione di oltre 120 pezzi tra statue e gioielli, pitture e mosaici, oggetti d’arredo. Il senso della mostra, curata dal Parco Archeologico di Pompei e da Palazzo Madama, è quello di presentare il significato della domus nella civiltà romana e più specificamente nel contesto pompeiano.
La città era abitata prevalentemente da un ceto elevato composto però da mercanti (spesso liberti), non da nobili e patrizi che risiedevano invece a Oplontis e Stabiae. Ecco spiegata la massiccia presenza di oggetti costosi, status symbol dei padroni di casa e delle loro famiglie (termine che in latino aveva un significato decisamente più “allargato” di quanto non abbia in italiano).
Il percorso espositivo si apre sulle fauces, le porte che davano accesso all’atrium, dove il pater familias accoglieva quotidianamente i clientes nella cerimonia della salutatio. Poi il triclinium (la sala più importante della parte privata), il peristilium con tanto di giardino (hortus) e le stanze da letto (cubicula), l’area più privata dell’intero edificio.
Il larario era solitamente collocato nel peristilio, qui in mostra, invece è posto all’inizio del percorso. Tra gli oggetti esposti c’è una “mano pantea” di Sabazio, dio che proteggeva le partorienti. Mostra il dito anulare e il mignolo piegati in segno di benedizione latina. È stata ritrovata nella Casa dei Riti Magici – alla quale ha dato il nome – sita nel primo isolato (insula) della seconda regione o quartiere (regio), una delle nove ripartizioni in cui Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi, suddivise Pompei nella seconda metà dell’Ottocento.
Si può ammirare anche un plastico della Domus del Poeta Tragico, ideale per farsi un’idea immediata della struttura di una domus. È stata realizzata da Enrico Salfi alla fine dell’Ottocento.
La domus pompeiana era priva di finestre per motivi di sicurezza e sui lati esterni presentava botteghe, come il thermopolium, luogo di ristoro che vendeva bevande calde e cibo già preparato, pronto per essere mangiato, come nei moderni take away.
Tra i protagonisti della mostra va menzionato sicuramente il ninfeo decorato in mosaico a pasta vitrea, datato alla prima metà I secolo d.C. Proviene dalla Casa del Bracciale d’oro di cui abbelliva la parte finale del peristilio, costituendone il culmine scenografico soprattutto per l’effetto della luce del tramonto riverberata sulle tessere del mosaico. Questo luogo magico regalava un senso di pace e serenità agli ospiti della casa.
Così lo descrive il catalogo della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale, con il titolo di “Pompei. La domus romana”:
Decorato da conchiglie e da raffigurazioni di giardini, il ninfeo accoglieva al centro
un gioco d’acqua, che scendeva da una scaletta a gradini verso la vasca. Era ubicato nel giardino della casa, nell’abside del triclinio estivo, dove gli invitati al banchetto prendevano posto su letti in muratura e marmo, rivestiti da preziose stoffe e cuscini. La casa del Bracciale d’oro era costruita su tre livelli prospicienti il mare, lungo il versante panoramico occidentale della città”.
La parete con pitture da giardino dalla Casa del Bracciale d’Oro, decorata con pitture del Secondo stile pompeiano (in mostra c’è una sezione dedicata ai quattro stili pittorici testimoniati nell’area vesuviana), è uno dei pezzi più celebri di Pompei e di quelli che viaggiano più spesso. Era esposto nella mostra “Mito e natura” allestita al Palazzo Reale di Milano e in quella intitolata “Ovidio. Amori, miti e altre storie” alle Scuderie del Quirinale a Roma (2018-20199.
Il percorso a Palazzo Madama si conclude con le sezioni sulle vittime dell’eruzione con copie moderne di alcuni calchi e sulla fortuna di Pompei dopo Pompei, con il quadro di Federico Maldarelli intitolato “Nidia tasta il volto di Jane per farsi ragione della bellezza di lei” (1864), prestato dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, eco del best-seller “Gli ultimi giorni di Pompei” dello scrittore e uomo politico britannico Edward Bulwer-Lytton. Forse non lo sapete, ma è lui l’autore della frase “Era una notte buia e tempestosa”, resa celeberrima dallo Snoopy di Charles M. Schulz.
Saul Stucchi

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