Scavi di Ercolano: la visita, la storia, orari e biglietti salta fila ⋆ FullTravel.it – FullTravel.it

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direttore responsabile Anna Bruno
Sommario
Visitare gli scavi di Ercolano è un atto di amore verso la storia e l’arte. Il parco archeologico di Ercolano, sebbene solo in parte venuto alla luce, comprende tante attrazioni imperdibili. Ecco cosa vedere agli Scavi di Ercolano, cosa non perdere tra ville gentilizie, case popolari, botteghe e terme.
La città romana di Ercolano (fino al 1969 si chiamava Resìna), nei dintorni di Napoli, distrutta e sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fu riportata alle cronache della storia nel Settecento grazie alle esplorazioni borboniche. Provvisto di mura modeste, il centro abitato fu costruito su un pianoro vulcanico a strapiombo sul mare posto ai piedi del Vesuvio, limitato sul lato orientale e su quello occidentale da due torrenti; due insenature fluviali vi costituivano approdi naturali e sicuri.
Le dimensioni della città erano in realtà piuttosto modeste: è stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, della quale sono ora visibili a cielo aperto circa 4,5 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti.
Nonostante la storia plurisecolare, dunque, gli scavi hanno rimesso alla luce solo una parte della città antica di Ercolano, cosicché gran parte dell’antica Herculaneum rimane ancora sepolta sotto terra, custodendo tra l’altro tutta l’area forense, gli edifici sacri e civili con i loro preziosi arredi ed apparati decorativi.
Attualmente, la gran parte del parco archeologico visitabile è costituita, ad eccezione delle terme e della palestra, da abitazioni private di età imperiale, caratterizzate da una grande varietà tipologica: case con impianto tradizionale, caseggiati plurifamiliari, grandi residenze che sviluppano parte dei loro quartieri in posizione dominante sul mare ed a cavallo delle mura.
Nonostante i limiti di estensione della città portata alla luce, sembra che l’impianto urbano fosse articolato su almeno tre decumani (solo due scavati a cielo aperto: il decumano inferiore e quello massimo, in parte pedonalizzato con l’arco quadrifronte ad ovest e l’accesso al tempio della Magna Mater ad est) intersecati da cinque cardini (di cui solo tre a cielo aperto), perpendicolari ai decumani ed alla linea di costa.
Anche il limite meridionale della città risulta sufficientemente noto, con le sue potenti sostruzioni voltate (fornici), le soprastanti terrazze con le terme suburbane e le grandi domus private, articolate anche su più livelli. Dionigi di Alicarnasso attribuisce la fondazione mitica della città ad Eracle di ritorno dall’Iberia mentre Strabone riferisce che la città fu dapprima in mano agli Opici-Osci, poi agli Etruschi e ai Pelasgi e, infine, ai Sanniti.
Se vuoi saltare la fila e visitare gli scavi di Ercolano con una guida archeologica, ti suggeriamo di acquistare il biglietto online.
Al pari di Pompei e di Stabiae, anche Ercolano dovette rientrare nell’orbita della confederazione nucerina. Ribellatasi a Roma durante la Guerra Sociale, venne assalita e conquistata nell’89 a.C. dal legato di Lucius Cornelius Sulla, Titus Didius e fu, quindi, interessata dal processo di municipalizzazione condotto dai Romani che investì tutta l’Italia centro-meridionale. La vita della città fu infine bruscamente interrotta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Col tempo, il ricordo dell’ubicazione dell’antica città romana si perse, e solo nel 1710 un contadino, Ambrogio Nucerino, scavando un pozzo per irrigare il proprio orto, recuperò molti frammenti di marmo pregiati, che solo più tardi si compresero appartenere al teatro della città antica. Informato della scoperta il nobile Emanuel-Maurice di Lorena, principe di Elboeuf, acquistò il pozzo e per nove mesi condusse nell’area scavi per cunicoli a proprie spese, grazie ai quali recuperò nove statue con cui omaggiò i potenti del tempo.
Solo nel 1738, per volere del re Carlo III di Borbone, iniziarono sistematiche esplorazioni per cunicoli del sito antico. Nel 1828 sotto il regno di Francesco I di Borbone furono intrapresi per la prima volta gli scavi “a cielo aperto”, eseguiti fino al 1875. Dopo una lunghissima interruzione, i lavori furono ripresi nel 1927 da Amedeo Maiuri, che li condusse fino al 1958, ma già nel 1942 quasi tutta l’area che costituisce l’attuale parco archeologico era stata riportata alla luce e contestualmente restaurata e coperta.
Fra il 1960 ed il 1969 ulteriori lavori sono stati condotti nel settore settentrionale dell’Insula VI e lungo il decumano massimo, mentre negli ultimi venti anni è stata esplorata l’antica spiaggia, coincidente con la fascia più meridionale dell’area archeologica. In questa zona sono stati riportati alla luce dodici ambienti con ingresso ad arco (i fornici), ricoveri per barche e magazzini, ove avevano cercato riparo molti Ercolanesi in fuga dall’eruzione.
Negli anni 1996-1998 sono stati eseguiti gli scavi a cielo aperto nell’area convenzionalmente denominata “Scavi Nuovi”, collegata al parco archeologico propriamente detto mediante una stretta e profonda trincea che, innestandosi all’altezza della Casa di Aristide, prosegue con una galleria al di sotto del moderno Vico Mare.
Nuovi lavori di scavo, restauro e valorizzazione sono stati eseguiti dalla Soprintendenza negli anni 2007-2009 grazie a un finanziamento della Comunità Europea sono attualmente in luce strutture appartenenti alla Villa dei Papiri (quartiere dell’atrio, primo piano inferiore e terrazza sul mare), già esplorata per cunicoli sotterranei nel Settecento, ma anche parte di un complesso termale dell’Insula nord-occidentale e di un lussuoso edificio residenziale dell’Insula I. Nessuno di questi siti è stato possibile portare alla luce nella sua interezza, poiché le strutture si sviluppano per la maggior parte al di sotto di terreni che non sono stati espropriati.
Un sistema di pompe idrovore, infatti, deve tenere sotto controllo in modo permanente la falda dell’acqua affiorante per effetto dello sprofondamento della linea di costa antica a seguito dell’eruzione del 79 d.C. e dei fenomeni ad essa collegati. La riapertura del Decumano Massimo – la strada principale dell’antica città di Ercolano – sancisce il passaggio finale della riconsegna delle strade romane ai visitatori e conclude un capitolo importante relativo ai lavori realizzati che hanno interessato le botteghe lungo la scarpata Nord ed alcune delle più interessanti dimore romane del sito archeologico, fra cui la Casa del Doppio Portale, oggi finalmente accessibile in tutto il suo splendore con il suo eccezionale ingresso, il portico a colonne e gli elementi lignei ancora intatti, mentre sono in corso importanti interventi di restauro nella celebre Casa del Bicentenario. Sono altresì in corso ulteriori lavori di manutenzione straordinaria agli impianti infrastrutturali e di restauro conservativo agli edifici della città antica, nonché attività di ricerca archeologica nell’ambito del progetto interistituzionale Herculaneum Conservation Project, condotto grazie ai cofinanziamenti del Packard Humanities Institute, in collaborazione con la British School at Rome ed altre università italiane e straniere.
Oltre sul luogo, dove è possibile acquistare i biglietti di ingresso agli scavi di Ercolano con carta di credito  (circuiti Visa e MasterCard) e Bancomat.
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In alternativa è possibile acquistare i biglietti online collegandosi al sito  www.ticketone.it e scegliere se ricevere i biglietti a casa, se stamparli e presentarsi così direttamente ai tornelli di ingresso oppure se ritirarli presso un punto dedicato presente a Ercolano e a Pompei Porta Marina
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Dal Primo aprile al 31 ottobre
Dal primo novembre al 31 marzo
Il parco archeologico di Ercolano è chiuso il 25 dicembre e il primo gennaio.
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