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Se Zidane avesse visto la sua ruleta all’Olimpico, si sarebbe alzato dalla tribuna e sarebbe corso in campo ad abbracciarlo
FALLI DA DIETRO – 5° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2022-23
Grandi sfide.
Si parte dal Franchi. Scende in campo la Vecchia più brutta di questi ultimi tempi.
Italiano alla fine si mangia le mani per il rigore fallito da Jovic e per i due punti lasciati sul campo.
Ma impartisce un’autentica lezione di calcio al più titolato collega, col suo gioco bello e propositivo sempre pronto a lanciare gli esterni.
Sottil e Kouamè fanno un figurone.
Acciughina pensa di cavarsela sbracciando in campo e scherzando fuori, ma non è con le battute che riuscirà a portare la Juventus fuori dal limbo, e intanto ha tutti contro.
Ha avuto tutto o quasi ciò che voleva, compresa una star come Di Maria.
Ma se i suoi non fanno nemmeno un tiro in porta nella ripresa, e gioca solo per il pareggio come una provinciale qualsiasi che lotta per non retrocedere qualche colpa ce l’avrà anche lui.
Ringrazi Perin che l’ha salvata in più occasioni dal disastro e si inventi presto qualcosa.
Il Derby chiarisce una cosa.
La squadra da battere è quella con lo scudetto cucito sul petto.
Partita nervosa. Lo scorso campionato non è ancora finito.
Il Milan domina sostanzialmente la prima ora di gioco.
Va in svantaggio quasi per caso, per un grave errore di Tomori e una bella giocata di Lautaro.
Ma anche il pareggio dei Diavoli nasce da un errore, Calhanoglu effettua un passaggio orizzontale in una zona pericolosissima e permette a Tonali di innescare il contropiede che si conclude con la rete di Leao.
Che simpatico Leao. Gioca a pallone e ride.
Ride pure quando non ha segnato.
Ma la meraviglia è quando ride mentre, palla al piede, va verso la porta e sa che segnerà.
Questa vittoria l’ha costruita lui. E poi l’ha difesa quel fenomeno di Maignan.
All’Olimpico c’è Sor Polpetta ad aspettare gli azzurri dopo aver preso a sberle i Suninter.
Fra Cipolla si precipita a schierare la formazione tipo, per cancellare le polemiche di tre giorni fa.
Venti minuti di grande calcio degli aquilotti subito in vantaggio con un bel tiro da fuori di Zaccagni.
Fra Cipolla pian pianino si impossessa del pallino del gioco. Iniziando a saltare con continuità la prima linea di pressing laziale.
È la chiave tattica, e non c’è più partita.
Messe a nudo tutte le difficoltà della retroguardia biancoceleste. Sia in termini di singoli che di reparto.
Chiamatemi Kiarastella.
La ruleta, o veronica, è un giochetto che prevede di girare attorno al pallone, spostandolo appena con la suola della scarpa.
Il pallone quasi fermo e il giocatore che gli ruota intorno. Strano satellite nell’orbita di un mondo non meno misterioso.
È un preziosismo stilistico di cui andava fiero Zinedine Zidane. Gliela insegnò suo fratello maggiore Djamel.
Racconta di averci messo sette anni per affinare e perfezionare quel movimento.
Kiarastella al minuto 34 anche lui si esibisce in questo numero speciale.
Velocità, coordinazione, potenza. Fa fuori Luis Alberto e centra il palo.
Se Zinedine avesse visto, si sarebbe alzato dalla tribuna, e sarebbe corso in campo ad abbracciarlo.
Il georgiano sbaglierà anche un piattone a porta spalancata prima di chiudere la combinazione Anguissa-Politano con il missile della vittoria.
Ma è lui la luce azzurra dell’Olimpico.
È un giocatore che sa di ruspante e antico.
Gioca a pallone perché gli piace il pallone.
Proprio quell’oggetto lì.
Averlo fra i piedi, come è successo a tutti noi talvolta all’improvviso per strada.
Farselo rimbalzare fra punta e suola, calmarlo parlandogli a voce bassa come a un cucciolo capriccioso.
A volte gli sfugge, ma è un divertimento anche questo.
Ma guarda sto piccolo mascalzone, sembra imprecare con affetto. Per questo lui abbassa la testa.
Ritenterà più tardi, sa che prima o poi farà quello che lui gli chiederà.
I Sangue-Oro sbarcano al Friuli con l’ambizione della vetta solitaria. Ne beccano quattro e rimediano una figuraccia memorabile.
Se ci fosse una classifica per lo scouting il team Pozzo sarebbe certamente in testa.
Due ventenni decidono la gara.
Destiny Udogie, semplicemente straripante sulla sinistra, e Lazar Samardzic, talento dal mancino sopraffino.
Ma la palma del migliore uomo in campo spetta al Tucu Pereyra, autore di una prestazione da manuale da tuttocampista puro, impreziosita col meraviglioso gol del 3-0.
Altro che scudetto per Mou.
Quando se ne beccano quattro bisogna rivedere i piani con maggiore umiltà.
Stasera la Dea passa un attimo per Monza, strapazza Stroppa e poi torna a casa a godersi il primato da sola.

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