Ucraina, l’ex premier Dini: “Siamo all’escalation, non si sa a cosa può portare – Il Fatto Quotidiano

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“Cosa avrei fatto se fossi stato presidente del Consiglio in questa fase delicata della guerra in Ucraina? È un interrogativo che mi sono posto spesso. Non sono sicuro che avrei fatto quello che ha fatto il governo Draghi e che ora sta facendo il governo Meloni“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Radio Radicale da Lamberto Dini, 92 anni, ex presidente del Consiglio e già ministro degli Esteri dal 1996 al 2001 nei governi Prodi, D’Alema I e II, e Amato II.
L’ex senatore analizza la situazione attuale del conflitto tra Mosca e Kiev: “Putin con l’invasione dell’Ucraina ha commesso l’errore della sua vita. Non si aspettava che l’Ucraina sarebbe stata armata pesantemente, dagli Usa in primis, e pensava forse che l’Europa si sarebbe divisa su questa questione. E invece ha sbagliato tutto. Quindi, ora è costretto ad andare avanti e a vedere come sarà la situazione domani nelle zone del Donbass, dove c’è una popolazione di origine e di lingua russa”.
Circa il prossimo invio dei 31 carri armati americani M1 Abrams e di quelli tedeschi Leopard 2 in Ucraina, Dini osserva: “Si tratta di carri armati d’assalto. Il punto è che non sappiamo quale sia veramente l’obiettivo finale degli Usa, che in fondo sono quelli che conducono indirettamente la guerra. Vogliono rafforzare la posizione dell’Ucraina e quindi riguadagnare terreno per poi arrivare a un accordo con la Russia, come suggerisce Kissinger, il grande vecchio saggio della politica internazionale e americana? Oppure gli Usa si propongono obiettivi ancora più avanzati, cioè la fine del regime di Putin in Russia? Non lo sappiamo – continua – Che abbiano fatto bene o male a decidere l’invio di carri armati d’assalto, io non lo so. Io solo che, in particolare per le armi leggere, c’è un grosso contrabbando in Ucraina e so anche che l’Ucraina è forse il paese più corrotto del mondo o quasi. Ricordo che la corruzione in Ucraina era preesistente alla guerra. Acciderba se lo era. Se poi aggiungiamo che in Ucraina contrabbandano il 40% delle armi leggere che ricevono, si capisce che la corruzione è endogena”.
Quello sul quale l’ex presidente del Consiglio mostra certezza è che l’invio dei carri armati Abrams e Leopard porterà a scenari non tranquilli: “Il prezzo della guerra è largamente pagato dai paesi europei, compresa l’Italia, certamente non dagli Usa che pagano solo per l’invio di armi, cioè circa un miliardo . E ci sarà una escalation che non si sa a cosa può portare. Tutti i paesi più importanti, a cominciare dagli Usa, dovrebbero fare attenzione al fatto che mettendo Putin con le spalle al muro si corrono grandi rischi. Io penso che l’unica soluzione sia una pace concordata tra Ucraina e Russia. E non sono solo. Oltre a Kissinger – conclude – negli Usa ci sono tanti altri che la pensano nella stessa maniera. Kissinger, ad esempio, ha proposto che nelle regioni del Donbass si faccia un referendum internazionale sotto l’egida dell’Onu, lasciando a quelle popolazioni la decisione di stare da una parte o dall’altra. Mi pare eminentemente ragionevole se si vuole mettere fine al conflitto. Se invece ci vuole che il conflitto continui ancora per anni, non so quale situazione si potrà palesare. Lucio Caracciolo ha scritto che anche da una lunga guerra non è sicuro che la Russia rispetto all’Ucraina ne esca perdente”.
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