10 cose da non perdere negli Scavi Archeologici di Pompei: tra storia e leggenda – Il Gazzettino Vesuviano

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È proprio grazie alle rovine di Pompei se noi oggi possiamo venire a conoscenza e rivivere la vita, le usanze e i costumi di questa antica civiltà
Ecco le 10 cose da non perdere assolutamente negli Scavi Archeologici di Pompei, uno dei siti più visitati in Italia, patrimonio dell’Unesco. Le rovine dell’antica Pompei sono una delle esperienze archeologiche più avvincenti che richiamano ogni anno milioni di turisti ricchi di sete di conoscenza. Gli scavi di Pompei raccontano non solo la tragica vicenda di una città ricoperta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ma sono la dimostrazione di un luogo divenuto vero e proprio simbolo d’arte e cultura, storia e leggenda. È proprio grazie alle rovine di Pompei se noi oggi possiamo venire a conoscenza e rivivere la vita, le usanze e i costumi di questa antica civiltà.
Goethe, un celebre poeta, infatti citò: “Di tutte le catastrofi che si sono abbattute sul mondo, nessuna ha procurato tanta gioia alle generazioni future”. Nel 1738, per ordine di Carlo di Borbone, iniziarono i veri e propri scavi. Si iniziò a scavare in maniera non sistematica, perché il vero intento era quello di trovare oggetti preziosi. Solo nel 1748 durante il regno di Carlo III di Spagna iniziarono in modo sistematico le prime campagne di scavo con un lavoro che prosegue tuttora. Ad oggi gli scavi di Pompei si estendono per 44 chilometri quadrati e per visitarli tutti per intero si impiegherebbero almeno 2 giorni.
La Casa del Fauno è una delle attrazioni principali di Pompei, un’antica villa romana di circa 3000 metri quadrati, tra le più imponenti e maestose della città. La struttura risale al II secolo a.C. e il suo nome si riferisce al ritrovamento di una statuetta in bronzo raffigurante un fauno, al centro dell’impluvium.
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La Casa del Fauno possiede due giardini con peristilio e due atri. Era impreziosita da statue, decorata con affreschi e pavimentata con spettacolari mosaici, tra cui il famosissimo mosaico raffigurante la battaglia tra Dario e Alessandro, attualmente custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Probabilmente tra i più antichi e meglio conservato al mondo, l’antico anfiteatro di Pompei, risalente al 70 a.C. circa, era la struttura destinata alle manifestazioni sportive e soprattutto ai combattimenti tra gladiatori. Gli spalti, anche conosciuti come cavea, con una capienza di circa 20.000 spettatori sono divisi in tre settori.
anfiteatro pompei anfiteatro pompei
La prima cavea (cioè la prima fila) era riservata ai cittadini più influenti, la media per la classe media e la summa, più in alto, per il resto del popolo. Era presente anche un “velarium” che proteggeva gli spettatori dal sole. Nel 59 d.C. ci fu una rivolta nell’anfiteatro, in cui si affrontarono gli spettatori di Pompei e della vicina città di Nocera, tanto che l’imperatore Nerone vietò i giochi a Pompei per addirittura 10 anni.
Questo teatro, poco distante dalla Casa del Fauno, è un anfiteatro all’aperto e poteva contenere fino a 5000 persone. L’area dell’orchestra è a forma di ferro di cavallo, la cavea è divisa in tre ordini e tutta la struttura poteva essere coperta da un velarium.
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La scena fu ricostruita dopo il terremoto del 62, decorata con marmi e statue, mentre lo sfondo voleva imitare un palazzo principesco. Era qui che venivano rappresentate le celebri opere di Plauto e Terenzio, ed è sempre qui che oggi, come millenni fa, vanno in scena antichi drammi greci in occasione di speciali rassegne teatrali come “Pompei Theatrum Mundi”.
Villa dei Misteri è una delle domus più misteriose e affascinanti del sito archeologico. Risalente al I secolo a. C., questa villa apparteneva ai patrizi romani, probabilmente alla moglie dell’imperatore Augusto, Livia. La villa deve il nome alla sala dei misteri nella parte residenziale dell’edificio, che guarda il mare.
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Qui giace un grande affresco continuo che copre le tre pareti, una delle più conservate opere pittoriche dell’antichità, raffigura un rito misterico, cioè riservato ai devoti del culto. Strutturata su due piani, la villa possedeva ambienti rustici, come forno e cucine, ma anche residenziali, come l’atrio, una veranda, l’area termale e anche un quartiere destinato alla produzione del vino.
Il foro di Pompei è praticamente il luogo che più di tutti regala un incredibile impatto visivo sull’antica città di Pompei. Infatti è come se qui si potesse entrare in contatto con quella che era la vita degli antichi romani.
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C’è da ammirare la grande piazza con gli archi onorari, gli edifici della pubblica amministrazione, la basilica, il macellum, la mensa ponderaria, i templi di Apollo e di Giove, e molto altro. Nel foro si svolgevano le principali funzioni civili, religiose e commerciali, e così come nelle altre città dell’Impero Romano anche a Pompei era riservato solo ai pedoni e quindi l’accesso ai carri era vietato.
È tra i più antichi di Pompei, costruito tra il 575 e 550 a.C., era dedicato al culto del dio Apollo. Il tempio è circondato da un porticato in tufo, con colonne in stile ionico e trabeazione dorica.
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L’alto podio del tempio, dove è situata la cella, a cui si accede con una scala, è pavimentata con pietre policrome e nel cortile erano collocate le statue di Apollo e Diana nelle sembianze di arcieri, un altare risalente all’80 a.C. e una meridiana.
Le “thermae” del Foro, chiamate anche Terme della Fortuna o Terme Stabiane, sono un complesso termale di epoca romana limitato alle persone più benestanti ed erano uno dei passatempi preferiti dai Romani.
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Le terme si dividono in due sezioni: quella femminile e quella maschile, con ingressi separati. Ognuna di queste conteneva una serie di stanze aventi differenti funzioni: apodyterium, frigidarium, tedidarium, calidarium.
La Casa del Menandro prende il nome da un affresco del poeta Menandro ed è una delle case più ricche e sfarzose dell’antica Pompei in termini di architettura, decorazione e contenuti, e si estende su un’ampia superficie di circa 1.800 metri quadrati.
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Di grande interesse sono gli affreschi che raffigurano la guerra di Troia, la morte di Laocoonte, Cassandra e Ulisse: Cassandra che cerca di convincere i Troiani a non portare il cavallo di legno attraverso le mura della città.
L’Orto dei Fuggiaschi è un vecchio quartiere dell’antica città di Pompei, riconvertito a vigneto negli ultimi anni di vita della città prima della terribile eruzione vulcanica del 79 d.C..
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L’attuale nome è un omaggio al ritrovamento dei corpi di 13 vittime, rinvenuti nelle posizioni di fuga verso Porta Nocera prima che venissero cristallizzati da cenere e lapilli. I calchi furono rilevati solo recentemente, durante gli scavi del 1961-62 e del 1973-74, con la tecnica della colatura di gesso.
Il lupanare è uno dei luoghi più famosi e caratteristici dell’intero sito archeologico di Pompei nonostante si trovi in una zona periferica. Si tratta dell’antico bordello della città, suddiviso su due piani con 5 stanze al piano terra e 5 al piano superiore.
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L’interno di ogni stanza si compone di un letto in muratura su cui venivano sistemate stuoie. Sulle volte di accesso sono raffigurati diversi maestosi e sfarzosi dipinti.
Francesca Tufano
Parco Archeologico di Pompei
Unesco
 

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