Guardiagrele, il gusto autentico della città della pietra di D'Annunzio – la Repubblica

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Le stele e i ricchi corredi ritrovati nella necropoli della frazione di Comino (VI – V secolo a.C.) e le possenti opere megalitiche sono testimoni parlanti delle antichissime origini di Guardiagrele, la “Città di pietra” così definita da Gabriele d’Annunzio, dal nome solare di Aelion. Leggenda vuole che il suo nome sia composto da Guardia (Le Guardie, la fortezza militare) e Grele, la fonte che sgorga più a valle, costruita per la popolazione che in tempi difficili aveva trovato rifugio nella fortezza. L’assetto urbanistico, infatti, oggi ricalca, per buona parte del centro, la planimetria tardo medievale, di quando addirittura la città arrivò a battere moneta propria e visse di una fioritura artistica senza precedenti. Chiusa entro mura possenti e bastionate, oggi Guardiagrele è uno dei Borghi più belli d’Italia, paese di arti e tradizioni artigiane che sopravvivono allo spopolamento e all’abbandono che  piccoli centri come questo subiscono da decenni; è ancora possibile, infatti, conoscere l’arte dei ramai, di fabbri e di orafi, e di poter osservare pezzi unici e preziosi arrivati fino ai giorni nostri nel Museo dell’Artigianato (Via Roma, 28), come le inestimabili croci realizzate dall’artista Nicola da Guardiagrele, la più importante delle quali realizzata nel 1431.  Adagiata sul fianco della Maiella, a quasi 600 metri di altitudine, Guardiagrele conta ben 24 frazioni e gode di un ampio orizzonte a che abbraccia prima le asperità rocciose della “montagna madre” con il suo Parco Nazionale (che qui ha sede), attraversa le colline e arriva a toccare il mare a far perdere lo sguardo fino al Molise. Salendo verso Bocca di Valle si gode di aria vergine e di infinite varietà floristiche; accanto al faggio secolare, che ricopre intere macchie boschive, vegetano la genziana, la pinguicola e gli orapi, ottimi per diversi utilizzi in cucina. Con passeggiate ed escursioni guidate si possono raggiungere località ricche di interessi naturalistici e artistici come Piana delle Mele e Bocca di Valle, oppure restando in città, visitare la chiesa di Santa Maria Maggiore, avviata nel XII secolo dalla scuola cassinese di San Liberatore a Maiella e conclusa con le forme tardo gotiche dell’alta torre centrale che funge da ingresso e campanile. Sul portale, Nicola da Guardiagrele scolpì il gruppo dell’Incoronazione della Vergine, mentre Andrea de Litio realizzò il gigantesco San Cristoforo, un dipinto che dona una nota fiabesca alla lunga teoria dei blasoni gentilizi allineati sotto gli archi del porticato. 
 

Legata alla sua storia è di certo anche la cucina e la buona tavola, che a Guardiagrele trova espressione letteraria anche nei libri del professore e agronomo Gino Primavera che ha che da poco portato a termine il libro, “Storie di cibo e memorie da salvare” (Tabula Fati, 2022); altro personaggio letterario contemporaneo è Mario Palmerio, già sindaco della città, che in uno dei suoi saggi racconta le tre possibili origini del dolce che ha reso Guardiagrele celebre in tutto il mondo, le Sise (seni) delle Monache, a cui è stato dedicato anche un monumento tridimensionale parlante, situato in Belvedere Santoleri. Non ci sono prove certe, ma con molta probabilità sono la rielaborazione laica di un pane rituale preparato fin dal Medioevo dalle suore Clarisse presenti in paese dal 1220. Quel che è certo, invece, è che la famiglia Palmerio di Guardiagrele, nella quale si rintracciano confettai, speziali e “caffettieri”, con Filippo Benigno, registrò nel 1889 alla Camera di Commercio di Chieti, la propria pasticceria. Alla sua morte l’attività passo al nipote Emo, nato nel 1911 e da lui a suo nipote Emo, assistito oggi dalla sorella Dina. La particolarità delle Sise, oltre che nella forma attuale a tre cime che risale alla metà dell’Ottocento, sta nella leggerezza del pan di spagna, la cui ricetta è custodita gelosamente dalla famiglia Lullo, riccamente farcito con crema pasticcera e coperto da una spolverata di zucchero a velo. Conosciuto è anche il torrone di Guardiagrele, anch’esso pare sia stato inventato sempre da Giuseppe Palmerio: di piccole dimensioni e realizzato con mandorle, zucchero, cannella e frutta candita, dal colore scuro e consistenza compatta. Ma se questi sono prodotti famosi che rendono dolce il centro cittadino, le produzioni alimentari delle contrade tutt’intorno sono tali e tante che potrebbero generare un’autarchia agroalimentare, tra formaggi, olio, vino, legumi, cereali e miele, che si possono acquistare direttamente in azienda o in alcuni negozi selezionati. Insomma, un trionfo di sapori autentici, rurali, di ingredienti poveri pronti ad arrivare a tavola tal quali o a trasformarsi in grandi piatti d’autore, nei quali la cucina di tradizione si veste a festa.
 

Villa Maiella

La piccola trattoria aperta da Ginetta e Arcangelo negli anni Sessanta si è trasformata in una delle più interessanti tappe gourmet, premiata con una stella Michelin. Merito del lavoro del loro figlio Peppino e della moglie Angela affiancati ormai da anni dalla terza generazione, Arcangelo (in cucina) e Pascal (tra sala e cantina). Ricerca e qualità delle materie prime – in buona parte provenienti dell’azienda agricola di famiglia – sono esaltate da una cucina che evolve la tradizione. Giusto il tempo di godere del panorama dalle ampie vetrate e dalla terrazza estiva, arrivano il lardo da spalmare sul pane appena sfornato prima di alcuni classici: il vitello marinato al caffè e cumino, il farro spezzato con tartufo estivo, i ravioli di burrata allo zafferano, la battuta di agnello croccante e i dessert che sanno giocare tra dolce e freschezza. Una decina di camere offrono la possibilità di vivere anche il momento della colazione mattutina. 
 

 
La Grotta dei Raselli

La frazione Comino, situata a nord ai piedi della città, è famosa per l’importante necropoli italica scoperta nel 1913 e per questo bel ristorante in parte scavato nella grotta e gestito dallo chef Franco Spadaccini e dalla moglie Anna Maria. Alcuni ingredienti arrivano dall’orto familiare altri da fornitori locali. L’antipasto rustico tra salumi, formaggi e piccole preparazioni calde, i maccheroni alla chitarra con funghi e tartufo, le animelle di vitello, l’agnello e qualche piatto di cacciagione. Bella e fornita cantina. Belle anche le tre camere del b&b.
 
Macelleria Romantino

Non è la classica macelleria quella della famiglia Romantino in piazza San Francesco, un po’ casa un po’ bottega, dove è possibile acquistare e anche gustare piatti locali realizzati con ingredienti a metro 0 dalle mani di Antonio – che collabora da tempo anche con la Scuola di Formazione di Niko Romito – e della moglie Angela. Ecco allora il pranzo in macelleri con coppa di testa di maiale e prosciutto cotto di produzione propria, pizza scima (una focaccia senza lievito fatta con farina, olio, vino e sale) con i peperoni, le immancabili pallotte cace e ‘ove, polpette di pecora, cotiche e fagioli, chitarrina all’abruzzese con sugo con le polpettine, e grandi arrosti cotti a puntino. Tra i 20 e 30 euro, compresi caffè e amaro. 
 

La Sorgente
Arcangelo e Angelo Zulli hanno festeggiato quest’anno 37 anni della loro attività, riferimento per gli appassionati di pizza gourmet di tutto il centro Abruzzo. Il menu propone ben cinque impasti diversi e diverse combinazioni che hanno come basi farine macinate a pietra e farciture composte da ingredienti locali, con grande attenzione alla scelta e all’abbinamento degli oli extra vergini di oliva, delle birre artigianali e del vino, così come al dessert e alle note di colore che il giovane Angelo dispensa in sala. Da assaggiare anche il nuovo pan di semola, le polpette cacio e ‘ova, la romana in pala farcita con ventricina vastese, la rimpizza alle verdure e l’iconica “Deserto dei Tartari”. 

Emo Lullo

È probabilmente la pasticceria più antica di Guardiagrele, iscritta alla Camera di Commercio di Chieti nel 1889 da Filippo Benigno Palmerio. Qui, oggi come allora, Emo Lullo Junior continua a sfornare le Sise delle Monache, nella tradizionale e segreta ricetta di famiglia che regalano delicata felicità ad ogni assaggio. Che sia nel formato standard o mignon, sono ottime a colazione, a fine pasto o a merenda, con il quel pan di spagna soffice come una nuvola, la crema pasticcera tradizionale e quella spolverata di zucchero a velo che richiama tanto le cime della Maiella in inverno. Non mancano Aelion, il tradizionale torrone guardiense e i classici dolcetti di pasta reale a forma di frutta, morbidi e colorati, a base di mandorle e zucchero e un buonissimo panettone in produzione limitata.
 

Patabom

Matteo Zuccarino e sua moglie Maria, giovani e appassionati pasticceri, lavorano con ingredienti di filiera corta e in maniera totalmente artigianale. Nulla è preconfezionato, tutto è realizzato in giornata o addirittura al momento. Tra dolci e torte tradizionali e moderni, ogni mattina Patabom si colora di mignon, dolci secchi, cioccolatini, lievitati e, soprattutto in estate, di una scelta di gelati dai gusti originali. E in ogni cosa c’è un ingrediente in più, il sorriso.
 
Al Satèn 2.0

Ci si incontra sotto il portico di Santa Maria Maggiore e ci si saluta con un buon calice di bollicine abruzzesi in piazza centrale. L’esperienza della famiglia Boschetti ha fatto di questa una delle vinerie più fornite della zona che propone in vendita e al bicchiere i vini delle migliori aziende abruzzesi – tra Montepulciano, Trebbiano, Pecorino e Cerasuolo d’Abruzzo – insieme anche tante etichette nazionali e d’oltralpe, da accompagnare a taglieri di salumi e formaggi locali. 
 

La Tana del lupo

Ristoro agrituristico situato in località Bocca di Valle con piccolo allevamento di animali da cortile e coltivazioni di ortaggi e verdure. Cucina tipica e rustica, con abbondanti antipasti di salumi e formaggi, pappardelle tirate a mano condite con sugo di carne all’abruzzese o con funghi e tartufo e poi le succulente carni di agnello cotte alla brace. Aperto nei fine settimana o su prenotazione.
 
Antichi Sapori

Bottega e gastronomia cittadina (via Tripio, 35) molto gettonata con prodotti da banco provenienti da aziende selezionate – con particolare attenzione ai migliori formaggi e salumi d’Italia e d’Europa – e preparazioni da asporto preparate ogni giorno nel rispetto delle stagioni e delle principali festività, dalla porchetta di maiale al timballo, dagli ortaggi ripieni alle lumache di terra alla guardiese.  
 
Caseificio Mario Verna

Azienda storica che lavora il latte proveniente dal proprio allevamento di mucche di razza bruna per produrre formaggi e latticini, tra fiordilatte, stracciate, provole e ricotte e caciotte di diversa stagionatura. L’azienda coltiva anche alcune varietà autoctone di mele e pere, ciliegie, albicocche, pesche e frutti di bosco e dispone di un agriturismo con ristoro e sei camere. Il caseificio è in Contrada Colle Tripio di Villa San Vincenzo con un punto vendita cittadino in via Roma 136.
 

Casino di Caprafico

Erano gli anni ’80 quando Giacomo Santoleri, fresco di laurea in ingegneria elettronica, decide di occuparsi delle terre che appartengono alla sua famiglia dal 1700. Inizia col rimboschimento di 40 ettari e con la produzione di olio dagli ulivi esistenti, poi va alla ricerca delle sementi di farro, orzo e altri cereali autoctoni per coltivarli in biologico su circa 130 ettari. Da assaggiare la pasta artigianale Ma’Kaira, l’Orzo Mondo tostato e macinato anche con aggiunta di semi di anice, rinfrescante e digestivo. L’antico casolare ristrutturato ospita un elegante agriturismo con tre unità abitative. 
 

Apicoltura Bianco

Apicoltore da oltre trent’anni, Alfonso Bianco muove le sue api sia all’interno del Parco Nazionale della Maiella, sia fuori dal suo territorio per assicurarsi nuove fioriture in base alle stagioni. Nel laboratorio in via Sciusciardo, situato appena fuori città, le tante varietà di miele – acacia, millefiori, melata, lupinella, tiglio, sulla – e tante ghiottonerie con frutta secca, fragole, liquirizia, pappa reale e propoli alcolica e analcolica.
 
Santoleri 

Giovanni Santoleri ha raccolto la passione del padre Nicola nella gestione dell’azienda la cui proprietà agricola familiare risale ad almeno tre secoli fa. Dai circa 30 ettari coltivati a montepulciano e a trebbiano nascono una decina di etichette, vini longevi e di bella personalità. Vigneti e cantina sono tra le contrade San Vincenzo e Cerchiara mentre nel centro storico su prenotazione si può visitare l’affascinante bottaia del 1700. 

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