Gualtieri lo sa che Roma con l'inceneritore sarà schiava del metano russo? – L'HuffPost

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Un tubo di cartone e alle sue estremità due specchietti disposti ad angolo. In mezzo, tra loro, messi alla rinfusa, piccoli oggetti colorati di dimensioni e forme diverse. Basta il più impercettibile e lieve movimento della mano che lo tiene, per far sì che il tubo produca immagini multiple, simmetriche, vivaci, che illuminano la vista di chi guarda nel foro magico, facendogli dimenticare il mondo attorno.
Gualtieri sicuramente guarda nel caleidoscopio, mentre descrive il suo progetto di gestione dei rifiuti per la Capitale.
Verde, è il primo colore che vede, talmente nitido da accecarlo e da fargli credere di poter firmare l'appello, in cui descrive Roma come "città green pronta a guidare il cambiamento", senza che centinaia di romane e romani vadano sotto il suo proclama a ricordargli i topi e i cinghiali, i marciapiedi luridi e i cassonetti in fiamme, le strade piene di rifiuti e i parchi aridi, i TMB incendiati ed il progetto di inceneritore.
Lui sta lì e ruota il tubo, fino a che i minuscoli frammenti di vetro compongono quasi dei numeri, quelle delle tonnellate di rifiuto indifferenziato che Roma produce. Intanto, fuori dal suo caleidoscopio c’è una realtà molto meno appetibile e colorata. Una realtà fatta di domande senza risposta: dove verrà costruito l’impianto? Dove troveranno i materiali per costruirlo, vista la penuria di materie prime tra cui l’acciaio? Come verrà raffreddato? Dove sarà collocata la discarica per il conferimento delle ceneri, rifiuto speciale che il mega inceneritore di Gualtieri produrrà in una quantità tale da riempire 2 volte il Colosseo, l’anno?
Dove verranno presi i soldi per acquistare i crediti per compensare le emissioni clima-alteranti prodotte che, l’Unione Europea, a partire dal 2026, tasserà in quanto gli impianti di incenerimento rifiuti non sono inseriti nella tassonomia verde, ovvero le attività economiche ritenute “sostenibili”, in quanto rappresenta la negazione dell’economia circolare, che punta al recupero dei materiali?
Se per provare a rispondere ad alcune domande, anche se non sarebbe nostro compito ma quello dell’amministrazione, che sfugge ogni forma di discussione e confronto pubblico sul tema, guardiamo ai modelli virtuosi citati dal Sindaco della Città Metropolitana, da Bolzano a Copenaghen passando per quello di cui parlerò oggi, Brescia, non c’è molto di cui sorridere.
Insieme all’Associazione Salute Ambiente di Albano-Cancelliera abbiamo analizzato i dati nudi e crudi dell’impianto gestito dalla municipalizzata , di proprietà dei comuni di Milano e Brescia, che si è offerta di aiutare Acea per progettare insieme il “termovalorizzatore” della Capitale.
Per scoprire le pessime performance dell'inceneritore di Brescia basta leggere la “Dichiarazione Ambientale del 2021” disponibile su internet. I consumi di metano sono pari a circa 4 milioni di metri cubi annui, ma la cosa più “bella” è che i cittadini che si avvalgono del teleriscaldamento, l'acqua calda in arrivo dall'inceneritore, e dell'elettricità in arrivo dall'impianto brucia-rifiuti, sono costretti a pagare gli aumenti del gas nelle loro bollette. La giustifica l’assurda impennata delle bollette degli utenti con problemi legati all’approvigionamento del gas metano.
Roma quindi si doterà di un impianto che, invece di renderla indipendente come dichiarato, la renderà schiava del metano della Russia o dell’Algeria ed il costo, di tutto questo metano, che a Brescia, ricade sui cittadini, da chi verrà sostenuto a Roma, dove i romani e le romane già pagano la TARI più alta d’Italia?
I consumi d'acqua di Brescia, prelevata direttamente dalle falde mediante i pozzi, sono pari a 80mila litri l’ora, h24, 365 giorni l’anno, per un totale di oltre 700mila metri cubi annui.
L'acqua è un bene sempre più raro, prezioso, messo a dura prova dai cambiamenti climatici e dall’antropizzazione dei territori, e costoso. Per alimentare e raffreddare il suo impianto, Gualtieri toglierà l'acqua ai Castelli Romani, forse a mezza Roma, a tre-quarti di provincia? Oltre alla scelleratezza della questione da un punto di vista della tanto sbandierata sostenibilità ambientale,  chi pagherà economicamente l'acquisto di tutta questa acqua? Oppure Gualtieri, come A2A, pensa di usare dei pozzi e distruggere la falda idrica dei Castelli?
Le ceneri dell’impianto di Brescia, pari al 27% dei rifiuti gestiti, dati dichiarati dall'azienda, in parte finiscono in una discarica per rifiuti speciali e in parte nelle ex cave e miniere.
L'inceneritore di Brescia sorge su 16 ettari di terreno, ma a Gualtieri, magicamente, ne basterebbero solo 9. Forse perché la discarica per interrare le ceneri di scarto è già a disposizione, individuata nell’area della discarica di Roncigliano, di proprietà del Gruppo industriale del re dei rifiuti del Lazio, Manlio Cerroni, su cui pendono 4 interdittive antimafia confermate dai vari gradi di giudizio?
Fuori dal caleidoscopio in cui il sindaco di Roma guarda, c’è una realtà fatta di attivisti ed attiviste per l’ambiente, della Rete Ecologista dei Castelli Romani e di cittadini e cittadine che presidiano il loro territorio nel Presidio permanente contro la discarica di Roncigliano, raggiunte e raggiunti da notifiche di atti giudiziari, dopo aver contestato pacificamente il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha dato il via libera all'inceneritore di Gualtieri, progetto escluso dallo stesso piano rifiuti che aveva approvato in Regione. 
Una realtà per nulla colorata, fatta di intimidazioni nei confronti di chi difende il territorio, la salute e l'ambiente, che impediscono di fatto di protestare contro l'inceneritore.
Non bisognerebbe temere la democrazia, mai, anche quando esprime una voce di dissenso.
Servono processi aperti e partecipativi, che coinvolgano i cittadini e le cittadine, tutto il contrario di quello che sta avvenendo, senza coinvolgimento alcuno, su un punto programmatico proposto da un candidato che ha perso le elezioni, che francamente almeno io, visto la notorietà di cui gode ultimamente, non vorrei nominare…
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